Le chiese

Vivere Arcidosso Le chiese

Pieve di Santa Maria in Lamula

La Pieve di Santa Maria “ad Lamulas”, nonostante si presenti oggi assai frammentaria a causa di rimaneggiamenti che già iniziarono nella seconda metà del XIII secolo per concludersi con discutibili restauri moderni, costituisce uno dei più interessanti e significativi esempi di architettura romanica della Toscana meridionale.

Tralasciando la facciata e il campanile rifatti in stile del secolo scorso, quello che oggi caratterizza inconfondibilmente l’edificio, all’interno, è il contrasto tra il presbiterio e la restante parte, frutto di una affrettata conclusione dei lavori o di un rimontaggio della seconda metà del Duecento, attuati senza pretese stilistiche ma con un indubbio risultato di originalità.
La pieve non si distingue soltanto per le soluzioni architettoniche messe in atto nel presbitero che occupa una delle sei campate dell’edificio, ma anche per certi elementi decorativi, concentrati sempre in questa parte della chiesa.

La pieve di Santa Maria in Lamula non conserva molto del suo presumibile corredo originale di opere d’arte, se si esclude la ragguardevole ma unica scultura lignea raffigurante la Vergine col bambino, oggi collocata nell’abside della chiesa dietro l’altare, opera di scuola senese quattrocentesca ma di incerta collocazione cronologica ed esecutiva.

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Pieve di San Niccolò

La chiesa più antica del castello, ricordata fin dal 1144, viene fondata dai monaci di San Salvatore sotto la rocca e in seguito assume la dignità di pieve, prima appartenuta all’antica Santa Mustiola, posta nei pressi del villaggio di Bagnoli, e passa sotto la giurisdizione del Vescovo di Chiusi. Di modeste dimensioni, viene ampliata agli inizi del 1600, inglobando la vicina chiesa della Santa Croce e trasformata in tre navate. Nuovi importanti lavori di ristrutturazione avvengono negli anni 1934-43, quando viene ricostruita anche la facciata in stile romanico. Nella parte destra della facciata troviamo tracce del portale dell’antica pieve. L’interno conserva eleganti manufatti in pietra trachitica. All’ingresso c’è una acquasantiera datata 1603 e firmata dallo scultore arcidossino Pietro Amati, autore di manufatti in pietra nelle altre chiese.

Al termine delle navate laterali troviamo due eleganti altari dedicati alla Madonna di Loreto, sulla destra, e a Sant’Antonio da Padova, sulla sinistra. Nell’altare maggiore è venerato un Crocifisso ligneo forse cinquecentesco.

La chiesa è dedicata a San Nicola di Bari, arcivescovo di Myra nell’attuale Turchia, vissuto fra il 200 e il 300, uno dei Santi più popolari, a partire dal medioevo, come intercessore di miracoli. San Nicola è patrono del paese di Arcidosso.

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Chiesa di Sant’Andrea

Ricordata dal 1188, è costruita fuori porta Talassese, con il fianco di sinistra appoggiato alla roccia su cui sorge Arcidosso; anticamente era difesa da una antiporta. Ha conservato l’aspetto esterno della redazione romanica. Ad unica navata, viene ampliata nella seconda metà del 1600 con una nuova zona presbiteriale alla fine della navata stessa, che fa assumere alla chiesa la forma a T, a croce commissa, pianta che viene modificata due secoli dopo con lo spostamento dell’altare al termine dell’antica chiesa. Oggi è dotata di un unico altare in pietra trachitica di metà del 1600, la stessa epoca a cui possiamo attribuire il Crocifisso in cartapesta. Nella parete laterale di destra troviamo un interessante affresco risalente al periodo tra fine 1400 ed inizio 1500, con la Madonna in trono col Bambino, due Santi e angeli.

La chiesa è dedicata all’apostolo Andrea, fratello di Simon Pietro.

 

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Chiesa di San Leonardo

Sorge nel Borgo Codaccio, nella zona a nord del centro storico di Arcidosso, nella parte opposta a Sant’Andrea; come questa viene eretta dai monaci di San Salvatore e ricordata dal 1188. La presenza dell’Abbazia amiatina viene ancora oggi testimoniata dallo stemma sulla facciata della canonica, posta a sinistra della chiesa. L’antica pianta, a navata unica, viene modificata agli inizi del 1600 e dotata di due navate laterali; a metà del ’900 viene aggiunto il coro. La navata centrale è coperta da un tetto a capriate lignee mentre quelle minori, che iniziano dopo i primi altari laterali, sono voltate a crociera. La chiesa è ricca di sei altari monumentali in pietra di gusto rinascimentale e barocco, dove si venerano eleganti tele dipinte tra la fine del ’500 ed il 1600. Di particolare interesse è la tela del primo altare di sinistra con la Decollazione del Battista, di Francesco Vanni, datata 1589. La tavola dell’Adorazione del Santissimo Sacramentoè collocata nell’elegante altare ligneo, l’unico in questo materiale della chiesa, della cappella di sinistra. Il dipinto, di fine del ’500, vede raffigurata la Trinità: in alto il Padre poi il Figlio e, sopra l’ostensorio, lo Spirito Santo raffigurato come una Colomba. Ai lati del Cristo troviamo la Madonna e San Giovanni Battista e dietro gli apostoli.

L’ostensorio con l’Ostia consacrata è posto su un piccolo altare e adorato da Santi dottori della Chiesa. In primo piano sono dipinti i busti di San Francesco, a sinistra, e San Domenico, a destra. Nella parete di questa navata è esposta la Madonna della rosa, tavola di scuola senese del XV secolo. Negli altri altari della parete di sinistra si venerano le immagini dell’Assunta fra San Giacomo maggiore e un Santo martire e la Madonna col Bambino fra San Giovanni Battista e San Francesco. Nell’altare della navata destra abbiamo la tela con La Vergine che presenta il Bambino a San Bartolomeo, che offre la sua pelle, simbolo del suo martirio. L’ altare della parete di sinistra della navata centrale è dedicato alla Natività di San Giovanni Battista; in primo piano sono ritratti i busti di san Rocco e un Santo Martire. Ai lati dell’altare maggiore sono collocate due statue lignee degli inizi del 1600, provenienti dal vicino convento francescano di San Processo, oggi ridotto a rudere, che raffigurano il ricordato Santo e Sant’Andrea Apostolo.

La chiesa è dedicata a San Leonardo di Limoges, santo monaco della Gallia vissuto nella prima metà del 500, protettore dei prigionieri e delle donne partorienti. Viene particolarmente venerato dai monaci: San Salvatore dedica a questo Santo anche la pieve di Castel del Piano, contemporanea di quella di Arcidosso, e una chiesa nel borgo di Abbadia, della fine del 1200.

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